Oggi vi vorrei parlare di un articolo trovato su internet dalla mamma.
Cliccate qui se volete leggervelo per intero (é in inglese).
In pratica, facendo un riassunto, negli USA é possibile fare un test prenatale per verificare la possibilità che il feto abbia la sindrome di down. Che novità! direte voi...e invece é veramente una novità, perché non si tratta né di test invasivi tipo amniocentesi o villocentesi, ma nemmeno test probabilistici e poco affidabili come il tri-test.
In pratica riescono a trovare nel sangue della mamma (che quindi subisce solo un semplice prelievo alla 11a settimana) frammenti di DNA fetale. Il test ricerca per il famoso cromosoma 21. Quindi é un test con un'accuratezza del 99%, ma che non comporta alcun pericolo né per la mamma né per il bebé.
Buona notizia direi!
Certo c'é sempre la polemica sul fatto che fare un test prenatale per la SdD porti ad un maggior numero di aborti in caso di risposta positiva...beh, non so...io penso che se dei genitori proprio non se la sentono di avere un figlio con un cromosoma in più é bene che abbiano la possibilità di scegliere e di farlo il prima possibile. Certo però é che se guardate il mio blog e la mia storia vedrete che fa più paura il nome della sindrome che la realtà della vita di tutti i giorni. Quindi magari sapere prima della nascita che il bebé avrà un cromosoma in più può dare modo ai futuri genitori di informarsi, prepararsi, incontrare altri genitori con bimbi down e affrontare più serenamente l'avventura che li aspetta.
Nel mio caso, dopo un tri-test positivo, il ginecologo consigliò l'amniocentesi. A quel punto mamma e papà hanno deciso di lasciar perdere analisi troppo invasive per paura di farmi del male, che tanto erano già innamorati di me e mi avrebbero accolta così com'ero, in un modo o nell'altro...
Se fosse esistito il test dell'articolo però penso che il ragionamento sarebbe stato diverso, avrebbero fatto il test e si sarebbero preparati al mio arrivo.
Insomma i progressi della scienza sono comunque positivi, basta usarli nel modo giusto, accompagnando i futuri genitori nelle loro scelte, spiegando i pro e contro, indirizzandoli verso psicologi o associazioni di genitori.
Cliccate qui se volete leggervelo per intero (é in inglese).
In pratica, facendo un riassunto, negli USA é possibile fare un test prenatale per verificare la possibilità che il feto abbia la sindrome di down. Che novità! direte voi...e invece é veramente una novità, perché non si tratta né di test invasivi tipo amniocentesi o villocentesi, ma nemmeno test probabilistici e poco affidabili come il tri-test.
In pratica riescono a trovare nel sangue della mamma (che quindi subisce solo un semplice prelievo alla 11a settimana) frammenti di DNA fetale. Il test ricerca per il famoso cromosoma 21. Quindi é un test con un'accuratezza del 99%, ma che non comporta alcun pericolo né per la mamma né per il bebé.
Buona notizia direi!
Certo c'é sempre la polemica sul fatto che fare un test prenatale per la SdD porti ad un maggior numero di aborti in caso di risposta positiva...beh, non so...io penso che se dei genitori proprio non se la sentono di avere un figlio con un cromosoma in più é bene che abbiano la possibilità di scegliere e di farlo il prima possibile. Certo però é che se guardate il mio blog e la mia storia vedrete che fa più paura il nome della sindrome che la realtà della vita di tutti i giorni. Quindi magari sapere prima della nascita che il bebé avrà un cromosoma in più può dare modo ai futuri genitori di informarsi, prepararsi, incontrare altri genitori con bimbi down e affrontare più serenamente l'avventura che li aspetta.
Nel mio caso, dopo un tri-test positivo, il ginecologo consigliò l'amniocentesi. A quel punto mamma e papà hanno deciso di lasciar perdere analisi troppo invasive per paura di farmi del male, che tanto erano già innamorati di me e mi avrebbero accolta così com'ero, in un modo o nell'altro...
Se fosse esistito il test dell'articolo però penso che il ragionamento sarebbe stato diverso, avrebbero fatto il test e si sarebbero preparati al mio arrivo.
Insomma i progressi della scienza sono comunque positivi, basta usarli nel modo giusto, accompagnando i futuri genitori nelle loro scelte, spiegando i pro e contro, indirizzandoli verso psicologi o associazioni di genitori.
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